Descrizione
L’imponente Rocca, il simbolo di Gradara
Gradara da sempre si identifica con la sua Rocca. Protetta dalla cinta muraria, la roccaforte che per secoli ha difeso dinastie nobili e famose è il nucleo storico ma vivo dell’abitato circostante.
Il mastio, il torrione principale, domina dai suoi quasi quaranta metri d’altezza l’intera valle circostante. Fu eretto nel XII secolo dalla famiglia De Grifo, a cui sarebbero poi succeduti i Malatesta.
La Rocca, ora di proprietà demaniale, ha subito vari interventi nel corso della sua lunga storia. Alla struttura originale furono apportati ampliamenti e modifiche sotto il dominio dei Malatesta e degli Sforza. In particolare Giovanni Sforza, in occasione del matrimonio con la giovanissima Lucrezia Borgia, figlia del terribile Papa Alessandro VI, aggiunse due ali al cortile interno e uno scalone d’onore per accedere alle sale del piano nobile.
All’interno del guscio forte e minaccioso della fortezza, dopo aver varcato il ponte levatoio, si scopre un frutto gustoso di arte e bellezza. Gli interni si caratterizzano infatti per la presenza di mobili antichi, disseminati per stanze dal nome evocativo che oltre ad affreschi di prestigio regalano scorci stupendi dalle finestre che si affacciano sulla rigogliosa natura del San Bartolo.
Passando per stanze private e presidi di soldati, si accede alla famosa Camera di Francesca. Al suo interno, oltre ad un letto a baldacchino, si trova la botola che si dice fosse il passaggio usato per le incursioni amorose di Paolo, che qui avrebbe trovato la morte con la sua amata, trafitti dalla lama vendicativa di Giangiotto.
Nella stanza compare anche la replica di uno splendido abito di scena cucito dalla stilista Alberta Ferretti che riproduce quello indossato da Eleonora Duse, amante e musa di D’Annunzio che la volle nel ruolo di Francesca da Rimini nell’omonima tragedia.
Non mancano nella Rocca opere d’arte di alto valore tra cui spiccano la pala d’altare di Giovanni Santi, padre del grande Raffaello, e la pala in terracotta invetriata di Andrea Della Robbia, all’interno della cappella.