Culla di storia, arte, cultura, musica e natura.
Questa è l’essenza, questa è l’anima e questa la vita di Fossombrone, un’antica cittadina di origini romane, adagiata su un pendio sovrastato dalla Cittadella e dagli antichi ruderi della quattrocentesca Rocca Malatestiana.
Una cittadina gentile, in cui tratti rinascimentali si legano intimamente all’antica Roma, dove l’incanto della natura e della madre terra incontaminata si sposa con il fascino dell’arte barocca, del lungo corso porticato, dei palazzi cinquecenteschi e secenteschi che ingentiliscono il corso.
Una città modellata dalle sapienti mani di artigiani orafi, dai sapori e dagli aromi della tradizione, dagli inebrianti vigneti che la cingono.
Una città votata all’armonia delle antiche note musicali, nella quale il passato si fa presente con le rievocazioni storiche che ci trasportano in secolari atmosfere rinascimentali.
Ad accoglierci l’Occhio di Fossombrone, il Ponte della Concordia, che regala un effetto ottico surreale con il suo riflesso dell’arco a tutto sesto sulle acque del Metauro.
Inoltrandoci nel cuore del territorio comunale scopriamo un luogo dalle origini antichissime, risalenti a ben prima del II secolo a.C., quando in località San Martino del Piano, lungo la via Flaminia, a 2 km dall’attuale Fossombrone fu fondata l’antica Forum Sempronii.
Sorge proprio qui l’Area Archeologica di 25 ettari che testimonia la presenza romana.
Fondata da un esponente della famiglia dei Semproni, Forum Sempronii rappresentò per secoli il centro più prestigioso, trafficato e importante della Valle del Metauro.
Qui transitavano i carri diretti a Roma, proprio sul lastricato che ancora oggi è possibile calpestare: un lastricato di enormi pietre poligonali che recano le profonde solcature lasciate dalle ruote dei mezzi di trasporto.
Un ingresso monumentale, incorniciato da colonne in laterizio da poco restaurate, segna idealmente l’accesso all’antica città romana, al cui interno troviamo mosaici, un portico di colonne in terracotta, resti di edifici pubblici e privati e tracce di uno stabilimento termale.
L’emozione invade gli animi, all’idea di calpestare i lastricati originali di quasi duemila anni fa.
La città fu abbandonata in seguito alle invasioni barbariche per poi rinascere come l’attuale Fossombrone sulla collina di Sant’Aldebrando.
Numerosi sono i reperti venuti alla luce in quest’area, risalenti anche all’età picena e raccolti nel Museo Archeologico “A. Vernarecci”.
Qui, nel cuore della città forsempronese, si possono distinguere le testimonianze delle antiche civiltà succedutesi: da oggetti di vita quotidiana come monete, coltelli, chiodi a strumenti chirurgici di bronzo dorati quali pinze e bisturi.
Suggestiva la presenza di 150 anfore ritrovate tutte insieme, nello stesso punto, in un pozzo sotto la strada che si impaludava facilmente: tali oggetti sovrapposti, rovesciati, erano adibiti al drenaggio delle acque.
Volgendo lo sguardo alla parte alta della città, gli occhi indugiano sui resti dell’antica Rocca Malatestiana, cinta murata fatta erigere dallo Stato Pontificio nel XII secolo, ricostruita nel Quattrocento dal dominio malatestiano e successivamente potenziata per volere del Duca Federico da Montefeltro.
In forma quadrangolare, con quattro torrioni agli angoli, venne fatta demolire nel 1502 da Guidobaldo da Montefeltro “con orrendo fragore”, così scrissero i cronisti dell’epoca, per evitare che cadesse nelle mani di Cesare Borgia.
Pur se è in degrado ormai da secoli, ancora oggi è possibile scorgervi ambienti interni suggestivi, cunicoli e stanze.
Dalla sommità del colle, ove appunto sorgeva la Rocca, si può godere il panorama mozzafiato nel quale la città è immersa.
A Fossombrone si è compiuta la storia dei Montefeltro di Urbino che è possibile ripercorrere, un passo dietro l’altro, lungo Corso Garibaldi, l’unico nelle Marche a vantare un doppio porticato, sul quale un tempo si affacciava una varietà di botteghe e osterie.
Rivelando nuovi suggestivi scorci paesaggistici, tra le scalinate che conducono alla parte alta della città si susseguono uno via l’altro gli edifici storici più importanti di Fossombrone, a partire dalla chiesa di San Filippo dallo splendido interno barocco, sorta tra il 1608 e il 1613 come ex-voto dei forsempronesi dopo la nascita dell’erede maschio dell’ultimo duca di Urbino.
Una struttura originariamente semplice e dimessa, a unica sala, priva di cappelle. Furono poi i Padri Filippini ad ampliarla e abbellirla, a maggior gloria di Dio.
Il noto scultore Tommaso Amantini di Urbania vi realizzò le decorazioni a stucco; è evidente anche l’impronta del pittore forsempronese Francesco Guerrieri, nella pala d’altare e in altri dipinti collocati in una delle cappelle dell’edificio.
Oggi la chiesa, divenuta museo, è visitabile da quanti vogliano ammirare il suo splendido interno, caratterizzato dal fastoso ciclo di stucchi e dal ricco patrimonio artistico di dipinti, sculture, arredi e suppellettili sacre. Proseguendo lungo il corso, occorre trattenersi a ogni passo per bearsi della bellezza di tutti i palazzi storici che la città vanta, come la trecentesca chiesa di Sant’Agostino, che presenta sulla facciata lo stemma dei Malatesta e il simbolo degli speziali (mortaio con pestello) e si distingue per lo spettacolare portale in arenaria e il caratteristico chiostro di stampo medievale.
Poi Palazzo Cattabeni, il cinquecentesco edificio con la sua caratteristica facciata a bugnato e i soffitti a cassettoni, il Palazzo Comunale del XVI secolo, costruito in pietra arenaria, il Palazzo Vescovile con le sue ampie finestre e i timpani alternati. Infine la Cattedrale settecentesca e il palazzo dove, come segnala un’epigrafe, si ritiene abbia vissuto il pittore Francesco Guerrieri.
Fossombrone è anche definita la città delle tre corti: quella Alta è l’antico palazzo rinascimentale, voluto dai Montefeltro, che oggi ospita il Museo Archeologico e la Pinacoteca.
Distinguibili sono la loggia aerea che si eleva a oriente e il massiccio corpo occidentale che originariamente ospitava la sala del teatro ducale.
Nel corso del terzo decennio del Cinquecento, in alternativa alla Corte Alta, i Della Rovere faranno costruire la Corte Bassa e la Corte Rossa, un insieme di edifici collegati tra di loro che si mimetizza nel tessuto urbano.
I soffitti lignei della Corte Alta, conservati fino a oggi, caratterizzano i locali sede della Pinacoteca Civica, istituita nel 1901. Qui si susseguono, uno via l’altro, i secoli dal XVI al XIX: da un bozzetto raffigurante la concessione delle stimmate a San Francesco databile alla fine del 1500, eseguito dal pittore Federico Barocci, alle opere secentesche di Francesco Guerrieri, che porta a Fossombrone le novità della pittura caravaggesca, fino ai ritratti eseguiti da Francesco Podesti.
Prima di lasciare Fossombrone, è d’obbligo una visita alla Casa Museo e Quadreria Cesarini, dal nome del notaio che visse nel palazzo.
Da segnalare l’autoritratto del pittore, che si ritrae come un imbianchino al lavoro, come se l’arte fosse un atto soprattutto di mestiere, oltre che intellettuale, e il meraviglioso cortile interno della villa scavato nella roccia, quasi a formare una struttura unica con la parete rocciosa che si staglia nel retro dell’edificio.
Da segnalare l’autoritratto del pittore, che si ritrae come un imbianchino al lavoro, come se l’arte fosse un atto soprattutto di mestiere, oltre che intellettuale, e il meraviglioso cortile interno della villa scavato nella roccia, quasi a formare una struttura unica con la parete rocciosa che si staglia nel retro dell’edificio.
A Fossombrone si respira un’aria gioviale, allegra, divertente. La città è la patria di Ottaviano Petrucci, un editore musicale del Quattrocento, inventore della stampa musicale a caratteri mobili. A lui è dedicata una serie di concerti di musica antica che si svolgono nel mese di ottobre, e allora le note celestiali che scaturiscono dagli strumenti si diffondono tra i vicoli e le strade della città.
A marzo Fossombrone si trasforma poi nella capitale del Tartufo Bianchetto, con una mostra-mercato che da oltre trent’anni attira centinaia di visitatori.
A maggio, infine, per le strade della cittadina si riversa il Trionfo del Carnevale, una rievocazione storica rinascimentale che coinvolge ogni cittadino, dai bambini agli anziani, in un tripudio di allegria, di esultanza e di entusiasmo che si traduce in un momento di aggregazione e comunità.
Ritroviamo la sagoma dell’omonimo Ponte sul bracciale “Concordia”, realizzato in oro con diamanti, e rubini o zaffiri, da uno dei laboratori orafi più famosi nel mondo: AllGold.
La forsempronese Maison AllGold, attiva sul territorio da oltre cinquant’anni, realizza interamente a mano tutti gli sfarzosi, sfavillanti e meravigliosi gioielli per i quali è apprezzata oltre i confini nazionali.
L’arte orafa di Fossombrone, infatti, si è distinta anche oltreoceano, dagli Stati Uniti fino all’orientale Dubai.
La minuziosa lavorazione in filigrana dei suoi gioielli permette di distinguere l’oreficeria di Fossombrone ovunque, in ogni angolo del mondo, così come gli originali bracciali “Concordia”, omaggio del laboratorio alle forti radici storiche e culturali della città.
Fossombrone è la terra del Bianchello del Metauro DOC, un vino bianco fresco, armonico.
Tappa d’obbligo per sorseggiarne un bicchiere è la Cantina Bucchini che da oltre cinquant’anni produce questo nettare degli dèi da un vitigno totalmente autoctono, proprio del territorio e dà un vino che va oltre le mode, al di là delle abitudini, ed esprime, con il suo carattere, il suo profumo inebriante e la sua storia, tutta la tradizione marchigiana di qualità.
Prodotto monovitigno e certificato biologico: così lavora l’azienda a conduzione familiare, puntando sugli alimenti di madre terra, tipici della sana dieta contadina.
Essa produce infatti non solo vino ma anche farro, cicerchie, ceci, farine, olio: prodotti ricchi dell’amore, la dedizione e il rispetto della natura di chi la vive, di chi si nutre dei suoi frutti, di chi li coltiva. Elisir degli dei, il Bianchello, da sorbire davanti a un buon piatto della cucina domenicale, come anguilla, pesci di fiume, baccalà, stoccafisso… proposte dell’antica tradizione che si possono gustare Osteria Zanchetti, Saletta Paolina L’arte orafa di Fossombrone, infatti, si è distinta anche oltreoceano, dagli Stati Uniti fino all’orientale Dubai.
La minuziosa lavorazione in filigrana dei suoi gioielli permette di distinguere l’oreficeria di Fossombrone ovunque, in ogni angolo del mondo, così come gli originali bracciali “Concordia”, omaggio del laboratorio alle forti radici storiche e culturali della città. presso l’Osteria Zanchetti che sorge nel cuore di Fossombrone, in via Cesare Battisti, una di quelle stradine pervase, in passato, dal vociare dei commercianti e dei bottegai. L’intento dello chef Luca Zanchetti, rientrato a Fossombrone dopo diciotto anni alla corte di grandi nomi stellati del panorama culinario italiano, è proprio quello di ricreare le atmosfere di una volta.
Nel suo locale, appena varcata la soglia, tra fragranze, profumi e gradevoli odori che stuzzicano la fantasia e l’appetito, si viene proiettati negli anni Trenta del Novecento.
Qui tutto è genuino e rigorosamente italiano, dall’arredamento vintage ai tovaglioli, ai piatti in maiolica, alle suggestive e originali lampade da soffitto, le tradizionali stelle ducali urbinate. Per non parlare dei sapori autentici della cucina di una volta in cui gli ingredienti, tutti rigorosamente biologici e di stagione, si uniscono a creare una tavolozza cromatica di gusto, sapori e aromi.
Pochi coperti, per creare quell’aura familiare dei pranzi di una volta, in cui le famiglie si riunivano per gustare piatti della tradizione che oggi sono forse dimenticati.
Una conformazione naturale affascinante, che il fiume Metauro pazientemente e inesorabilmente ha modellato nel corso dei millenni, giungendo a plasmare cavità rotondeggianti di varia grandezza, si trova in località San Lazzaro di Fossombrone e rappresenta l’unico canyon turchese delle Marche, le Marmitte dei Giganti, occupate da caratteristici specchi d’acqua che riflettono il cielo terso e azzurro e la vegetazione che fiancheggia le sponde del fiume.
La marmitta ha una caratteristica forma a pentola provocata dalla potente erosione delle acque sulla roccia calcarea.
Un lavoro lungo e faticoso; proprio per questo la leggenda vuole che siano stati dei giganti a plasmare tali affascinanti e uniche perle naturali.
Alcune marmitte raggiungono dimensioni considerevoli vantando un diametro di 4 metri e una profondità di 6. I più temerari possono godere di questa meraviglia della natura percorrendo il sentiero che costeggia le rive della gola, ma chi volesse solo riempire lo sguardo e l’anima con questa onirica visione, può affacciarsi dal ponte di Diocleziano, meglio conosciuto come il Ponte dei Saltelli.
Fossombrone celebra in primavera una eccellenza del suo territorio: il tartufo bianchetto o marzuolo esaltato dai ristoranti dell’Associazione dei ristoratori anche in occasione di una tradizionale Mostra mercato del tartufo Bianchetto.
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