Terre Roveresche

Pesaro - Urbino

6 motivi per visitare Terre Roveresche

II l 1º gennaio 2017 sono nate le Terre Roveresche: i precedenti Comuni di Barchi, Orciano di Pesaro, Piagge e San Giorgio di Pesaro si sono uniti conservando ognuno la propria storia e cultura, ma condividendo risorse ed energie insieme a tutto ciò che li accomuna.

 

Le Terre Roveresche sono un paese dove la tradizione sopravvive e viene valorizzata come patrimonio fondamentale da chi la vive.

 

Che siano gli antichi mestieri, tanto quelli ancora tramandati quanto quelli raccontati nei musei, che siano i prodotti tipici del territorio, i vini e i piatti che riccamente adornano la tavola, questo luogo vive nel tempo e fuori dal tempo.

 

Nelle Terre Roveresche gli antichi castelli svettano dalla cima delle colline che disegnano il profilo curvilineo del panorama, nascondendo tra le viuzze strette piccoli gioielli di inestimabile valore storico e artistico, con unicità incredibili.

Terre Roveresche

L'Ipogeo di Piagge

Un misterioso mondo sotterraneo

Ipogeo di Piagge

A due passi dalla cinta muraria di Piagge si apre una porta che conduce in un piccolo, misterioso mondo sotterraneo.

 

Scendendo i gradini di tufo livellati dal tempo, si accede all’Ipogeo di Piagge, un ambiente sotterraneo scavato nel suolo e nella storia.

 

La grotta è venuta alla luce in seguito ad una ricerca storica su Piagge iniziata nel 1996 dall’architetto Gabriele Polverari. Si tratta di un luogo che lascia senza fiato per la suggestione che sa evocare.

 

Questa grotta, realizzata dall’uomo secoli fa, è un unicum nel suo genere, in grado di richiamare visitatori e studiosi da tutto il mondo.

 

Già a un primo colpo d’occhio è possibile cogliere una delle caratteristiche principali dell’Ipogeo: il corridoio principale intersecato da bracci orizzontali fa sentire il visitatore come nella navata principale di una chiesa ricavata direttamente nel ventre del sottosuolo

Ipogeo di Piagge

La pianta di questo spazio è infatti cruciforme, una scelta che non può essere casuale e che ha quindi legittimato l’ipotesi di una funzione di culto dell’Ipogeo, probabilmente costruito nei tempi in cui la cristianità era ancora considerata una religione esecrabile e i suoi fedeli perseguitati. 

Ipogeo di Piagge

Oltre all’impianto basilicale, un altro elemento che sostiene la funzione sacrale di questo luogo è la presenza di simboli antichissimi riconducibili a un cristianesimo arcaico, in cui si confondono ancora icone pagane. Sia le pareti che la volta sono infatti decorate con incisioni di varia e misteriosa natura, tra cui spicca per ricorsività il cosiddetto fiore della vita, un fiore a sei petali stilizzato e simmetrico utilizzato già in epoca precristiana.

Ipogeo di Piagge

Di chiara derivazione cristiana sono invece le croci di diverse dimensioni rintracciabili in vari punti della grotta, mentre più difficilmente decifrabile è il simbolo floreale, probabilmente un giglio, che con la sua figura stilizzata pare sbocciare da tre colli incisi tra le nicchie lucifere ricavate nelle pareti.

 

L’Ipogeo racchiude molti altri misteri, dubbi e ipotesi che lo rendono così magico e ancora pronto a offrire nuove scoperte.

Nel cuore di San Giorgio

I luoghi di culto e di cultura

Nel cuore dell’antico castello di San Giorgio sono raccolti, in uno spazio breve tagliato dalla via principale, i luoghi di maggior interesse del paese.

 

Da un lato della strada interrompe il profilo basso delle case, con la sua facciata e l’alto campanile, la chiesa dello Spirito Santo, il principale luogo di culto di San Giorgio appartenente alla Confraternita del Santissimo Sacramento e Rosario.

 

L’attuale chiesa è frutto di un recente lavoro di ampliamento sulla base della precedente struttura che risale al XVIII secolo.

 

L’interno dell’edificio si presenta oggi completamente intonacato di un candido bianco che esalta l’architettura realizzata secondo canoni neoclassici.

 

L’altare principale e quelli laterali sono occupati da opere pittoriche recuperate dalle tante pievi presenti nel territorio e realizzate da ignoti Marchigiani, probabilmente della scuola del Guerrieri, figura di spicco della pittura marchigiana del 1600.

Chiesa dello spirito santo
MUSA Museo Storico Ambientale

Attraversando la strada troviamo nelle immediate vicinanze, dirimpetto alla chiesa parrocchiale, la “Casa della Mina”, edificio che prende il nome dalla sua ultima proprietaria e che ora è sede del MuSA, il Museo Storico Ambientale.

 

Nato e allestito con una forte impronta didattica, al museo si accede attraversando il percorso sensoriale ricavato nel giardino del cortile. All’interno troviamo sezioni eterogenee realizzate per spiegare ed esaltare lo stretto legame tra le attività tradizionali e l’ambiente con le sue componenti faunistiche e floristiche.

 

Si viene accolti dalle sezioni dedicate alla bachicoltura e all’apicoltura, due attività storicamente preminenti a San Giorgio. Gli strumenti e i prodotti esposti ci fanno rivivere abitudini e abilità dei lavoratori di un’epoca passata ma di cui ancora si conserva il retaggio. Il legame con l’ambiente circostante è rappresentato anche dall’imponente Collezione Tassidermica che raccoglie oltre 250 esemplari di animali imbalsamati, per lo più provenienti dal territorio della provincia.

 

La collezione del MuSA si completa con opere di arte contemporanea, una biblioteca e una sala dove sono esposti antichi documenti cittadini e i versi di Marino Saudelli, poeta dialettale Sangiorgese che testimonia la grande cultura dei componimenti vernacolari che hanno fatto ribattezzare San Giorgio “Paese del Dialetto”.

Orciano di Pesaro

Tra architetture meravigliose e antichi mestieri

Torre Malatestiana

Attraversando le Terre Roveresche, lo sguardo può facilmente essere catturato da due sagome alte e slanciate che si innalzano sulla cima del colle di Orciano: la Torre civica campanaria e la famosa Torre Malatestiana che sorvegliano l’abitato dell’antico castello.

 

La Torre Malatestiana fu fatta erigere nel 1348 da Galeotto Malatesta come vedetta per controllare gli animosi Orcianesi, rei di essersi ribellati contro l’autorità signorile e le insostenibili tasse imposte.

 

La base della splendida torre costituisce un corpo unico con la sottostante chiesa di Santa Maria Nuova, realizzata nel 1492 su progetto di Baccio Pontelli. L’interno della chiesa è sobrio ed elegante, con il delicato intonaco bianco e il curioso gioco di oculi ciechi e aperti distribuiti sulla cupola e sulle volte, ma ciò che colpisce maggiormente è il meraviglioso ingresso.

 

Il portale è scolpito in pietra bianca a forma di tabernacolo con due colonne scanalate a capitelli corinzi e preziosi fregi in bassorilievo, che danno la sensazione di entrare in un antico tempio greco.

C’è chi ha azzardato perfino la mano di Raffaello nel disegno di questo portale, anche se non esistono documenti al riguardo.

 

Proseguendo in direzione della graziosa piazzetta Giò Pomodoro, troviamo il Museo della Corda e del Mattone, un luogo nato per mantenere viva la memoria delle tradizioni e delle attività artigianali tipiche della storia orcianese.

 

Nella prima sala del museo l’attenzione è rivolta alla produzione del mattone, un manufatto frutto della terra, del fuoco, dell’acqua e del sapere dell’uomo, di cui sono esposti vari esempi, oltre a un’ampia documentazione storica e fotografica dell’antica Fornace.

 

La seconda sala è dedicata al lavoro dei “cordai”, un’eccellenza artigianale di Orciano, che rifornivano con le loro funi la marineria di tutte le Marche.

 

La canapa grezza veniva cardata e filata con l’ausilio di macchinari perfettamente conservati, in un lavoro che vedeva coinvolti i lavoratori esperti, ma anche i figli o i nipoti che aiutavano nelle fasi più semplici della lavorazione, pronti a carpire i segreti del mestiere e a ereditarne la tradizione.

Museo della corda e del mattone

Barchi, la piccola città ideale

La “divina proporzione” del Rinascimento

È lì, lungo la strada, quasi inaspettato, che ad un certo punto si trova quel gioiello architettonico che è Barchi.

 

Il selciato in salita conduce alla Porta Nova, monumentale e fastoso ingresso, foriero della bellezza che attende all’interno delle antiche mura. L’intera struttura della cittadina porta la firma di Filippo Terzi, grande architetto che dal 1571, per volere del Marchese di Barchi Pietro Bonarelli, lavorò alla progettazione di una piccola “Città Ideale” del Rinascimento.

 

Barchi rappresentò uno dei lavori più riusciti del Terzi, che al centro urbano diede un impianto tanto funzionale quanto affascinante, riprogettando l’intero abitato come se si trattasse di un’unica opera d’arte, arricchendolo di monumenti, di sontuosi palazzi e di efficaci soluzioni di difesa militare.

 

Ecco allora l’elegante Corso che taglia l’intero abitato; la Piazza posta al centro e studiata in modo tale da presentarsi come un immaginario palcoscenico per chi entra dalla Porta Vecchia; il Palazzo Comunale e la sua Torre terminante a cuspide, che domina sull’ intera vallata, costruita in forme antropomorfe, con sorprendenti effetti ottici, nel rispetto del concetto della “divina proporzione”.

Porta Nova

Affacciata sulla piazza principale si trova un’altra fondamentale opera del Terzi: la Collegiata di Sant’Ubaldo. Costruita a tre navate, con la centrale più elevata, la chiesa ospita sugli altari laterali pregevoli opere pittoriche, come la Crocifissione con i Santi Ubaldo e Francesco attribuita a Nicolò Martinelli, l’anonimo San Michele Arcangelo e La Vergine, Santa Maria Maddalena e San Francesco, probabile opera giovanile del Guerrieri.

 

Nel ballatoio sopra la porta principale è conservato un importante organo storico, bellissimo e insolito nei suoi colori pastello, opera del veneto Gaetano Callido, massimo esponente della scuola organaria neoclassica settecentesca. Una piccola strada, all’apparenza anonima, a Barchi può farci trovare di fronte a luoghi intrisi di storia e leggenda, come il Palazzo Ducale che si dice abbia ospitato per anni Lavinia Della Rovere, ritenuta essere La Muta dipinta da Raffaello, e dal quale parte una delle tante grotte che disegnano un dedalo nel sottosuolo del paese.

 

Non c’è angolo o prospettiva lungo tutto questo borgo che non offra un momento di stupore.

L'enogastronomia delle
Terre Roveresche

Eccellenze e tradizioni nei prodotti della terra

Tradizione, identità, benessere. È un mantra, una ricetta, un credo. È la filosofia su cui si basa l’eccellenza enogastronomica che caratterizza le Terre Roveresche.

 

Un paese in cui l’agricoltura e l’allevamento rappresentano da sempre il cuore economico, ma anche culturale, del territorio. Un cuore che batte da tempo immemore, che oggi si è arricchito delle tecniche e dei metodi più all’avanguardia, che si innestano alla tradizione senza mai snaturarla.

 

Prendiamo l’Azienda Agraria Guerrieri, a Piagge. Qui il nuovo coesiste con la storia. Non è solamente l’esterno della vecchia casa mezzadrile, oggi ristrutturata per ospitare lo spaccio aziendale, a farcelo capire.

 

È entrando che si coglie quel senso di continuità sempre in evoluzione che caratterizza Guerrieri. Tra le infinite cornici che ospitano attestazioni e premi, dipinto con cura appare l’albero genealogico della famiglia, giunta addirittura alla sesta generazione a guida dall’azienda.

 

Guerrieri porta avanti i valori del mondo agricolo, con un’attenzione rigorosa all’aspetto salutistico e la predilezione per le specialità tipiche del territorio con le sue biodiversità.

Vino, olio, pasta, legumi, tutta la filiera è controllata per arrivare a prodotti genuini e di grande qualità.

 

Organizzazione di eventi e accoglienza al pubblico caratterizzano anche l’Azienda Agraria Fiorini, a Barchi.

 

Fiorini da cento anni porta avanti un’attività che guarda a chi ama il buon vino, la buona tavola e la genuinità della vita.

 

Anche qui alla storia si unisce l’innovazione, che ha portato al passaggio al biologico, nel rispetto del legame con la terra e i suoi vigneti.

 

Il cortile della tenuta è il simbolo di questo luogo bucolico dall’atmosfera ancora familiare e accogliente che ha tanto contribuito al suo successo.

 

Agricoltura ma anche allevamento sono la forza delle Terre Roveresche. Carni, salumi e affettati nell’Azienda Agricola Roberti sono realizzati da questa famiglia con la passione e la genuinità di chi ama il proprio lavoro e crede in quello che fa.

 

L’allevamento è praticato con la massima attenzione per gli animali e il loro benessere, un metodo che si ritrova poi a tavola con prodotti di altissima qualità.

Allevamento bovini

Il fascino della natura

Tutti i paesaggi intorno alle colline

Panorama colline terre roveresche

Un itinerario della bellezza non può prescindere dalle meraviglie paesaggistiche.

 

Certo è che il concetto stesso di itinerario si sposa perfettamente con quello di “comune sparso”, forma istituzionale e geografica delle Terre Roveresche.

 

Le Terre sono infatti per loro natura un percorso che abbraccia una superficie ampia e caratteristica. Nelle Marche, regione della diversità naturale, questo paese ne incarna l’essenza ponendosi come centro da cui si irradiano tutte le possibili varietà paesaggistiche.

 

A nord e sud le Terre sono raccolte nell’abbraccio dei fiumi Metauro e Cesano; a est l’Adriatico splende coi suoi riflessi cristallini; a ovest si stagliano le vette dei monti Catria e Nerone insieme alle meraviglie della Gola del Furlo, così imponenti eppure così vicini.

 

Un orizzonte eterogeneo, stupefacente per chi giunge qui per la prima volta, eppure familiare nelle Terre se si pensa che per esempio a Barchi le due vie che costeggiano il centro si chiamano Via Mura al Mare e Via Mura al Monte.

Uno spettacolo che può essere gustato dalla sommità dei borghi che punteggiano le Terre Roveresche.

 

Ogni paese rappresenta infatti un balcone da cui ammirare il panorama, splendidi belvedere dove ci si può abbandonare ai propri pensieri mentre appoggiati sulle balaustre delle antiche cinte murarie lo sguardo si perde nella pittoresca suggestione della natura.

 

Fiumi, pianure, mari e montagne, ma soprattutto colline, la vera essenza paesaggistica di questo territorio.

 

Viaggiare per le Terre Roveresche significa affrontare un armonioso saliscendi tra i crinali e i versanti dei poggi tappezzati dei colori della campagna e dell’agricoltura, camaleontici a seconda della stagione ma sempre ricchi di intense tinte cromatiche.

 

Una conformazione curvilinea su cui giocano luci e ombre, garantendo le condizioni climatiche che insieme alla generosità del suolo offrono la biodiversità che caratterizza i prodotti dell’agricoltura.

 

Luoghi da percorrere con calma e serenità, per lasciarsi cullare dalle Terre Roveresche, terre generose e ospitali.

Panorama colline terre roveresche

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