Nel cuore pulsante delle Marche, Borgo Pace, avvolto nel manto verde dell’Appennino, sfiora l’anima con la sua storia.
Terra di incontro, dove i torrenti Meta e Auro si sposano, ha visto passare Piceni, Etruschi, Romani e Longobardi, lasciando ognuno un sigillo indelebile.
L’antica Massa Trabaria, con le sue foreste che un tempo donarono legno agli edifici di Roma, rivive nelle architetture e nelle tradizioni di borghi come Palazzo Mucci, testimoni di nobiltà e tempi eroici.
Parchiule, con le sue dimore di pietra e tetti di ardesia, racconta di una semplicità che sfida i secoli, mentre Figgiano e Lamoli echeggiano con le loro chiese e leggende, una spiritualità profonda che permea il suolo e l’anima.
A Sompiano, le cui origini risalgono al XV secolo, si coltivano le patate rosse, i cui sapori unici sono custoditi da rigidi disciplinari.
Qui, l’assenza di frastuono e orrore moderno accentua la bellezza di un paesaggio dove la vita scorre genuina, un rifugio per chi cerca l’autenticità e un rifugio dalla frenesia del mondo.
Borgo Pace, quindi, non è solo un luogo da molti definito fiabesco, è un borgo diffuso, è una sinfonia di quiete e bellezza, un viaggio nel tempo dove ogni pietra, ogni via, svela un capitolo di un’epopea senza tempo.
Al confine con il territorio toscano, avvolto nell’abbraccio silenzioso dell’Appennino, sorge Parchiule, un borgo dove natura e spiritualità intrecciano una tela senza tempo.
A 600 metri d’altezza, questo antico insediamento rurale si erge orgogliosamente, incastonato in un paesaggio che pare dipinto dalle mani di un artista. Le case, erette con blocchi di arenaria e conci, sono testimoni antichi con mura spesse che evocano la vita di coloro che un tempo abitavano questi monti, in perfetto equilibrio tra l’essenza dell’abitare umano e il selvaggio respiro della natura.
Protetto dall’Alpe della Luna, un custode ancestrale le cui formazioni rocciose ricordano una mezzaluna, e circondato da tranquilli boschi di faggi, aceri e tigli, il borgo si rivela un rifugio ideale per escursioni, trekking e passeggiate a cavallo.
Da Parchiule si snodano sentieri che promettono avventure tanto fisiche quanto spirituali. Il Sentiero della Natura è un viaggio di scoperta attraverso gli abitanti del bosco, sotto l’occhio vigile delle torri medievali, silenziosi custodi di un passato che tuttora sorveglia i viandanti.
Meritevoli di visita all’interno di Parchiule sono la chiesa di “Santa Maria di Parchiule”, eretta nel 1538, simbolo di una fede incrollabile e fulcro di una comunità resistente alle tempeste della storia, e la “Cappella dei Crociani”, nota anche come “Oratorio della Madonna del Bell’Amore”.
Con una porta segnata da date secolari, è un santuario di pace, dove il sacro e il profano si fondono.
Un pittoresco Paesaggio Alpe della Luna Cappella dei Crociani Piscina naturale dell’Auro ponticello collega i due edifici storici, sovrastando il Fosso di Parchiule.
Parchiule non è semplicemente un aggregato di case e pietre; è un luogo dove la spiritualità si fonde con l’imponenza dell’ambiente.
I suoi sentieri, vere e proprie arterie terrestri, conducono attraverso boschi e vallate, verso le Piscine dell’Auro, dove l’acqua limpida invita al rinnovamento dello spirito e del corpo. Così, Parchiule si afferma come meta non solo fisica ma anche spirituale, un angolo di mondo sospeso nel tempo, che invita i suoi visitatori a rallentare il passo, ad ascoltare il silenzio e ad immergersi nella bellezza semplice e profonda della creazione.
Nella comunità del borgo, la figura del carbonaio tiene viva la memoria di un’epoca di duro lavoro, immersa nell’atmosfera incantata e leggendaria del bosco.
La sua vita, segnata dalla solitudine e da un’intima connessione con la natura, si racconta in storie che svelano un universo ormai ai margini della memoria collettiva.
La carbonaia, luogo alchemico dove il legno si trasforma in calore puro, si erge come testimone di una pratica che ha affascinato l’uomo per millenni.
L’accensione della carbonaia, momento delicato e cruciale, è un rituale che mette alla prova la maestria del carbonaio.
Il fumo che si solleva dai fori di aerazione racconta storie di fuoco, vento e tempo, e solo l’occhio esperto sa interpretare i segni e guidare il legno nella sua metamorfosi in carbone.
Dopo giorni di attenta veglia, il carbonaio svela al mondo il risultato nero e lucente del suo lavoro con la ‘scarbonatura’, l’ultimo atto di questa epopea.
In questo momento, l’estrazione del carbone si manifesta come un lavoro duro e sporco che vede il carbonaio unirsi all’elemento che ha creato.
Immersi nel fumo e nella polvere, appaiono figure quasi mitiche, uomini neri che incarnano l’essenza di un’arte millenaria.
Il comune di Borgo Pace si erge come custode del profumo del carbone fresco e della saggezza di un mestiere che, nelle mani esperte, perpetua la fiamma dell’innovazione e della tradizione.
Il carpino, l’ornello, il cerro e talvolta il faggio sono le specie scelte per la produzione di carbone e carbonella.
Lamoli è un rifugio di pace e devozione. Il borgo, abitato da meno di un centinaio di anime, è dominato dall’Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo, un baluardo di spiritualità che si eleva al di sopra delle acque del torrente Meta.
Fondato nel ‘543, poco dopo la morte di San Benedetto, il monastero si colloca su quello che un tempo era Castrum Lamularum, un terreno punteggiato da affioramenti rocciosi che delineano il paesaggio appenninico. L’Abbazia, cuore pulsante di Lamoli, è stata per secoli un faro di cultura e religiosità, un punto di riferimento per i viaggiatori delle rotte antiche che collegavano l’Urbe con le città adriatiche.
La sua presenza ha catalizzato lo sviluppo del borgo, un tempo centrale nel commercio di legname pregiato, diventando successivamente feudo papale e poi, con il susseguirsi degli eventi storici, parte integrante del comune di Borgo Pace. Ancora oggi, le mura dell’Abbazia riecheggiano del mantra “Ora et Labora”.
L’interno della chiesa, con la sua austera bellezza romanica, è un’oasi di contemplazione.
L’oscurità che avvolge le navate è interrotta solo dai raggi di luce che filtrano dal rosone centrale e dalle monofore, creando giochi di ombre sull’altare rialzato e nell’ampio abside.
La cripta conserva frammenti di un passato ancora più remoto, con sculture che risalgono al VI secolo.
Il Museo dei Colori Naturali “Delio Bischi” si annida in questo contesto sacro, celebrando l’antica saggezza dei monaci benedettini nell’arte erboristica.
Il museo non è solo un’esposizione, ma un’esperienza viva che connette i visitatori con la tradizione della tintura vegetale.
Qui, si può esplorare l’evoluzione dei pigmenti e apprendere come le piante tintorie venivano coltivate e trasformate in colori vividi che adornavano i tessuti di un tempo.
Oltre all’arte e alla storia, il museo immerge i visitatori nella pratica, offrendo dimostrazioni di estrazione dei colori e applicazioni su vari supporti.
All’esterno, le piante officinali e tintorie vengono coltivate con metodi tradizionali, e i visitatori sono invitati a passeggiare tra i prati circostanti, dove la biodiversità si svela in un trionfo di colori.
Lamoli, con la sua abbazia e il museo, è un tesoro nascosto dove l’eco di preghiere antiche si fonde con il verde intenso dei boschi, un luogo di riflessione dove ogni pietra e ogni pianta raccontano la storia di una comunità che ha fatto della fede e della natura i pilastri di una vita in armonia con il mondo circostante.
In quest’ambiente montano, il fiume svolge un ruolo da protagonista.
Qui, i torrenti Meta e Auro si congiungono in un’unione perfetta dando vita al Metauro, fiume che ha sempre svolto un ruolo importante nel contesto paesaggistico e nella storia della regione Marche.
La confluenza di questi due corsi d’acqua simboleggia un’unione perfetta, un luogo dove natura e umanità si fondono in un flusso tranquillo e costante, proprio come il fiume stesso.
La Casa della Scrittura, un antico edificio rinnovato con l’obiettivo di creare uno spazio culturale, si affaccia su questo scenario idilliaco.
Diventato un epicentro di creatività, riunisce artisti, scrittori e pensatori sotto il vessillo della parola scritta.
È un luogo di esplorazione e celebrazione del patrimonio letterario che rafforza la comunità attraverso l’arte e la cultura.
In questo spazio, che armonizza la magia di un “territorio da fiaba” con la solidità delle nuove tecnologie, il percorso espositivo diventa un viaggio nell’arte della scrittura.
Circa sessanta modelli, distribuiti in dodici “acquari narrativi”, esplorano l’arte letteraria, sfidando la percezione e invitando a un’immersione nelle profondità della scrittura.
Ogni testo è un pezzo di un mosaico più ampio, una finestra aperta su mondi di significato che aspettano di essere scoperti e compresi.
Circa sessanta modelli, distribuiti in dodici “acquari narrativi”, esplorano l’arte letteraria, sfidando la percezione e invitando a un’immersione nelle profondità della scrittura.
Ogni testo è un pezzo di un mosaico più ampio, una finestra aperta su mondi di significato che aspettano di essere scoperti e compresi.
L’antica locanda “La Diligenza”, situata nella piazza principale di Borgo Pace, eccellente esempio di ospitalità e gastronomia, invita i visitatori a deliziarsi con i sapori del territorio.
Radicata nell’Ottocento, la locanda è quello che potremmo definire un felice incontro tra tradizione e modernità, conforto sia agli esploratori di ieri che ai buongustai d’oggi.
L’eccellenza culinaria, abbinata a un’accoglienza ricca di storia, garantisce un’esperienza autentica e appagante
Le camere, arredate con eleganza in stile francese, e le romantiche suite assicurano un soggiorno tranquillo e rilassante, omaggio alla dolce arte del vivere bene.
Attraverso la confluenza di acque, i laboratori di scrittura e l’accoglienza, Borgo Pace si rivela come una destinazione che incarna l’essenza dell’ospitalità, proponendo un’esperienza unica in cui ogni visita si tramuta in un capitolo di una narrazione più vasta, tracciata dalle voci del passato e proiettata verso il futuro.
La terra di Borgo Pace dispensa generosamente i suoi frutti, e la tavola si fa palcoscenico di un’eredità culinaria senza tempo. Tra i tesori del luogo spiccano i piatti a base di tartufo bianco e i prelibati funghi prugnoli, mentre la selvaggina, dal cinghiale alla lepre, porta in dote i sapori intensi del bosco.
Sovrana indiscussa è però la Patata Rossa di Sompiano, prezioso tubero dal mantello rubino, coltivata ancora con metodi tradizionali, simbolo di un’agricoltura che rifiuta pesticidi in favore della qualità. Il suo raccolto segue l’antico rito delle mani che scavano la terra.
Questo dono del suolo, con la sua buccia che si dischiude in cottura, regala alle pietanze locali una consistenza e un sapore che celebrano la tradizione.
È la “star” di piatti che vanno dagli gnocchi al sugo di selvaggina fino agli arrosti, dove si svela in tutta la sua robusta delicatezza.
Ogni agosto, la Festa della Patata Rossa omaggia questo tubero con convegni e degustazioni che trasformano Borgo Pace in una festa dei sensi e della convivialità.
Ma l’esperienza culinaria di Borgo Pace non si ferma ai piatti: Sompiano, con la sua anima viva a fianco del torrente Meta, offre anche un patrimonio architettonico e storico, dove due chiese rispecchiano lo stile dell’architettura religiosa locale.
Più in alto, il borgo di Figgiano si aggrappa ai pendii, proponendosi come un santuario per artisti e pensatori, con il suo pensatoio, lontano dalle tumultuose onde del quotidiano.
Questo è anche un luogo di cammini, dove i sentieri portano alla Fonte di San Francesco, testimone di miracoli e di storie che attraversano i secoli. Figgiano, con il suo patrimonio di natura e cultura, è un crogiolo di creatività, un luogo dove l’aria pura e i boschi incontaminati si fondono con una cucina genuina che fa della semplicità la sua forza.
Aforismi incisi su pietra arricchiscono il percorso, alimentando lo spirito in un luogo che da sempre attrae menti creative e cuori alla ricerca di ispirazione.
Così, tra la celebrazione della Patata Rossa e la quiete di Figgiano, Borgo Pace si rivela non solo come una destinazione enogastronomica, ma come un viaggio attraverso il gusto, la storia e l’anima di un territorio che nutre tanto il corpo quanto lo spirito.
Borgo Pace è il paradiso per chi ama lo sport all’aria aperta, un’oasi ideale per rigenerarsi o mantenere l’allenamento.
Qui, gli sportivi trovano il contesto perfetto per attività come corsa, trail running, orienteering, nordic walking e rafting, immersi in un verde che avvolge ogni sentiero.
Per gli appassionati di golf, il Golf Club Alpe della Luna offre un percorso tecnico che mette a disposizione sei delle nove buche di cui si compone il progetto. Incastonato tra le pendici dell’Alpe della Luna e le storiche mura di Castello della Pieve.
Il club è celebre per la sua quiete e le iniziative dedicate a ogni livello di esperienza, dalla scuola per bambini e principianti agli esperti.
La club house, con il suo bar/bistrot dall’aria fresca e internazionale, è il cuore del Golf Club.
L’eccellenza di Borgo Pace si estende all’equitazione, dove nella nursery locale nascono i futuri campioni olimpici di dressage.
L’azienda, guidata dalla famiglia Volpi con dedizione e passione, è diventata un punto di riferimento nell’addestramento di cavalli da dressage, una disciplina di precisione e eleganza nata nel Rinascimento italiano e olimpica dal 1912. Oltre 200 esemplari di razza Hannover sono addestrati nel centro, seguendo un metodo di preparazione attento e rispettoso del benessere animale, molto richiesto da sportivi di alto livello.
La famiglia Volpi rappresenta l’essenza della tenacia e dell’amore per la propria terra, riuscendo a eccellere nonostante le sfide di un territorio marginale.
Borgo Pace, dunque, non è solo un luogo dove praticare sport, ma un terreno fertile per l’eccellenza nel mondo dell’equitazione, un luogo dove la bellezza della natura incontra la passione umana per lo sport e la vita all’aria aperta.
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