Descrizione
“I soavi ragionamenti e l’oneste facezie” protagoniste del celebre libro “Il Cortegiano”
Tra le testimonianze architettoniche che si distinguono nel centro storico di Isola del Piano una degna di attenzione e interesse, sia per la storia che si porta alle spalle, sia per i caratteristici elementi architettonici che la compongono (tra cui il suggestivo portale in arenaria del XVI secolo), è sicuramente il Palazzo Baldassarre Castiglione, costruito nel XVI secolo e oggetto di doppia ristrutturazione, nei secoli XVII e XIX. La storia di questo palazzo si lega indissolubilmente alla tradizione feudale del Medioevo, secondo la quale re, papi o principi solevano donare un feudo, ovvero un territorio, a quanti avevano prestato servizio in loro favore.
Nel XVI secolo, anno di costruzione del Palazzo Castiglione, il vero signore nelle Marche era il papa e, infatti, si parla più che altro di sub-infeudazione; nel caso dei duchi di Urbino, l’obiettivo era dar vita a una cerchia di dignitari fidati. Per quanto riguarda la storia dell’infeudamento del Castello di Isola del Piano, una storia di intrighi, equivoci, riconoscenza postuma, ci si deve riferire a Baldassarre Castiglione, noto per aver scritto il celebre testo-manuale “Il Cortegiano”.
Questi, infatti, nel 1512 ebbe in premio la promessa di essere infeudato nel Castello di Novilara, grazie ai servizi resi a Guidobaldo da Montefeltro e Francesco Maria della Rovere, sotto la cui guida egli aveva vissuto gli anni più intensi della sua vita come letterato, uomo di corte e diplomatico. Nel 1522, però, sotto la pressione dei nobili locali, Novilara venne restituita a Pesaro, e solo nel 1574 Guidobaldo II fece tardiva riparazione, cedendo a Camillo Castiglione, figlio di Baldassarre, il Castello di Isola del Piano. Dopo varie peripezie e vicissitudini legate a fraintendimenti con il pontefice, Baldassarre Castiglione approdò alla carriera ecclesiastica fino alla morte avvenuta nel 1529.
Una vita piena e densa di stimoli culturali fu quella vissuta dall’uomo di corte, che entrò in contatto con i letterati e gli artisti più in voga del momento, da Pietro Bembo, a Giuliano dei Medici, figlio del noto Lorenzo il Magnifico, oltre ad altri rimatori e umanisti. Sfogliando le pagine del libro del Castiglione, il lettore può assaporare l’atmosfera di nostalgia che permeava la penna dell’uomo di corte mentre trascriveva quelle conversazioni, o meglio “i soavi ragionamenti e l’oneste facezie” tenuti dalla duchessa Elisabetta Gonzaga con lui e altri uomini di corte, che ispirarono il suo lavoro.
Come molti sogni, però, anche questo del Castiglione ebbe un brusco risveglio, nel momento in cui il ducato venne sottratto alla famiglia e donato al duca Guidobaldo II della Rovere, finché non arrivò nelle mani del sergente maggiore e architetto Giambattista Gotto di Messina.