Cantiano

Pesaro - Urbino

6 motivi per visitare Cantiano

La sua cima penetra le nuvole. Il rosa di un tramonto stempera i contorni dei suoi declivi e accende il verde intenso dei suoi boschi.

 

Uno spettacolo che lascia a bocca aperta quello che offre il Monte Catria, quando lo osserviamo, così vicini da poterlo quasi toccare, dall’ampia Piazza Luceoli, al centro di Cantiano.

 

Solo qui, passeggiando o gustando un aperitivo comodamente seduti, possiamo vivere l’emozione di sentirci parte integrante di una scenografia magica, sapientemente allestita dalla natura. Bellezza naturale e bellezza creata dall’uomo si confondono.

 

L’acqua, bene prezioso di cui il Catria è prodigo, non scorre solamente nell’alveo dei fiumi, ma arriva a benedire le vie del centro. Lo zampillare delle fontane è un sottofondo costante a Cantiano, che incanta e rilassa.

 

Tra tutte, spicca la Fontanella della piazza centrale, luogo identitario a cui è stato dedicato l’inno della Banda e il nome della Filodrammatica. 

Cantiano - Itinerario della bellezza

Cantiano è così, qui natura e architettura sono tutt’uno, e concorrono a creare la bellezza unica di questo borgo.

L'identità scolpita e dipinta

Storia e bellezza del centro

Torre dell orologio Cantiano

In pochi altri luoghi come a Cantiano è possibile vivere la storia, non solo studiarla.

 

L’identità e le origini di questa comunità non sono conservate solo nelle pagine degli archivi, ma sono incise in modo indelebile nella pietra e in ciò che gli uomini con essa hanno edificato.

 

Da Piazza Luceoli, che conserva il nome dell’insediamento UmbroRomano, solo pochi passi ci separano dalle due antiche fortificazioni che segnano una tappa fondamentale nella fondazione cantianese, dopo il periodo romano e quello travagliato dell’Alto Medioevo.

 

Intorno all’anno Mille furono infatti costruite la Rocca di Colmatrano e la Rocca di Sant’Ubaldo, di cui oggi rimangono alcuni preziosi resti a riprova dell’antico splendore, dove si stabilì Cante Gabrielli, signore che diede il nome alla neonata città, da quel momento inespugnabile guardiana della Via Flaminia.

Rocca Calmatrano - Itinerario della bellezza

La pietra ci parla nel centro storico: dalla vicina Gola del Burano viene la corniola, caratteristica pietra bianca che riveste la Torre dell’Orologio e la facciata del Comune, oltre che molte abitazioni. Contrastano con questo candore le fuligginose facciate in Via Augusto Fiorucci, annerite dai fumi che nei terribili periodi di pestilenza si producevano per tentare di igienizzare gli ambienti. Ma Cantiano fu famoso per rimedi ben più sofisticati per affrontare le epidemie, tra cui un balsamo che si diceva miracoloso.

Rocca Calmatrano - Itinerario della bellezza

Proprio per ringraziare degli effetti benefici ottenuti da questo medicamento, una nobildonna romana donò la Madonna del Cardellino alla città, opera preziosissima della bottega del Pinturicchio (o del Perugino), fiore all’occhiello del suo patrimonio artistico, conservata nella Collegiata di S. Giovanni Battista, chiesa barocca ricchissima al suo interno. 

pietra cantiano

Ma anche altre chiese meritano la nostra attenzione, come la centralissima chiesa di S. Nicolò e quella di S. Agostino, dal bel portale romanico. C’è spazio anche per il verde al centro di Cantiano: il Parco della Rimembranza è un’oasi, al cui ingresso possiamo ammirare il Monumento ai Caduti. Il parco è dedicato alle vittime cantianesi della Prima Guerra Mondiale, alla memoria di ognuna delle quali è stato piantato, per eternarne il ricordo, un fiero ippocastano.

Storie che emergono dal sottosuolo

Reperti archeologici e antichi oggetti ci raccontano Cantiano

Negli ex locali del convento di S. Agostino troviamo il Museo Archeologico e della Via Flaminia “G. C. Corsi”. Un luogo che ci fa tuffare nella storia remota di Cantiano. La prima sezione è geopaleontologica e, è il caso di dirlo, porta a galla la preistoria di Cantiano, quando al posto di colline e montagne qui c’era un enorme arcipelago corallino. Il protagonista è Ugo, grande rettile anfibio vissuto ancor prima dei dinosauri, le cui fattezze sono state ricostruite sulla base delle impronte ritrovate alle pendici del Catria. Alla preistoria segue la storia dei primi insediamenti umani nella sezione archeologica del museo. I due pezzi principali esposti sono un miliario della Via Flaminia, antesignano dei nostri segnali stradali, su cui è indicata la distanza, perfettamente calcolata, tra Roma e Cantiano, e il Bronzetto.

Museo Archeologico e della Via Flaminia G C Corsi

Quest’ultimo è una piccola statua quasi oracolare nel suo modo di svelarci, coi suoi tratti, l’unicità che contraddistingue Cantiano. L’elmo piceno, il volto dagli inconfondibili lineamenti etruschi e il corpo robusto caratteristico dei bronzetti umbri, sono la prova che Cantiano fu sempre terra di confine, nodo che univa Etruria e Piceno, Marche e Umbria.

Museo Archeologico e della Via Flaminia G C Corsi
Museo Archeologico e della Via Flaminia G C Corsi

Non mancano numerosissimi altri reperti: fibule, pentole, pinzette, frammenti di specchi, punte di frecce, monete. Oggetti “poveri”, ma ricca testimonianza della vita quotidiana dei coloni romani, che qui riposavano dopo le fatiche della guerra, e del successivo periodo storico, segnato da assedi e aspre battaglie.

Area Archeologica di Pontericcioli

L’importanza assunta da Cantiano in corrispondenza della costruzione della Via Flaminia, nel 220 a.C., di cui era snodo fondamentale, trova un’ulteriore, spettacolare attestazione nell’Area Archeologica di Pontericcioli.

 

Poderosi colossi di pietra emergono in un’area rimasta vergine dall’invadenza umana.

 

Possiamo passeggiare liberamente, accompagnati dal cinguettare di una gazza o dal lento ruminare di qualche animale al pascolo, e ammirare un enorme muro di sostegno in pietra grigna, tipico agglomerato roccioso locale di colore grigio, il Ponte Grosso, il Ponte a tre archi e i resti del Ponte Voragine, che ci riportano ai fasti costruttori dell’antica Roma.

Un paradiso tra boschi e montagna

La bellezza del paesaggio incontaminato del Catria

Bosco a Cantiano

Gli elementi della natura cullano Cantiano, l’accarezzano e la viziano, prodighi dei loro doni. Da qui vediamo sollevarsi fino a forare le nuvole il Monte Catria, il Monte Acuto e il Monte Tenetra, che insieme formano una delle aree montane più importanti delle Marche.

Il massiccio, ombroso e severo all’apparenza, si lascia in realtà scoprire in tutta la sua meraviglia.

Numerosi sono i sentieri tracciati lungo i suoi versanti, adatti tanto ad una tranquilla escursione quanto a un trekking più sportivo, che ci guidano tra i più nascosti recessi della montagna.

 

La nuda roccia, solo apparentemente uniforme, rappresenta un autentico “atlante geologico” per la ricchezza di informazioni che all’osservatore attento raccontano la lunga storia di genesi e sviluppo dell’Appennino. Cuore verde della zona è la Riserva naturale del Bosco di Tecchie, un’area protetta di circa 195 ettari che lussureggiante si estende tra le Serre di Burano, una lunga catena montuosa che segna il confine con l’Umbria.

 

Raggiungibile solamente attraverso le piccole vie che rispettose si snodano in mezzo agli alberi di alto fusto, quest’area boschiva non è stata toccata dalla mano dell’uomo e si conserva in tutta la sua purezza.

I polmoni si riempiono d’aria libera da ogni impurità, mentre ci muoviamo tra i tronchi maestosi dei faggi secolari che coprono il cielo con le loro ampie chiome, cui si alternano, in questa tribù di giganti di legno e linfa, cerri imponenti dalle fronde vaporose.

 

Ogni stagione tinge le foglie di queste e molte altre specie di colori nuovi, un ciclo che sembra suggerirci i vari periodi pittorici di un artista, e che sempre si rinnova.

 

Il terreno umido, a tratti soffice come un tappeto, sotto cui si nascondono varie tipologie di funghi, è attraversato da una fauna eterogenea, dall’aspetto curioso.

 

Possiamo sentire il gracidio acuto delle rane rosse o la fuga veloce di una salamandra pezzata, o ancora il passo grave degli zoccoli di qualche ungulato.

 

Tanto nella Riserva, quanto in ogni altro angolo del Catria, l’acqua è una presenza costante, che con la sua frescura ammorbidisce la roccia e profuma l’aria.

 

Fiumi, torrenti e rivoli d’acqua alimentano la verzura e rappresentano, fin dall’alba della sua fondazione, una ricchezza inestimabile per Cantiano e il suo intatto ecosistema.

cascate a Cantiano

Le incredibili suggestioni della Turba

Una rievocazione colossale messa in scena da tutta Cantiano

È uno spettacolo che suscita emozioni difficilmente descrivibili, quello che il giorno del Venerdì Santo prende vita a Cantiano. Mentre la notte lentamente cala, tutto il borgo si illumina delle fiammelle tremolanti di candele e fiaccole.

 

Le strade sembrano riflettere le infinite stelle del cielo. È l’effetto della Turba, la più antica e straordinaria tra le tradizioni di Cantiano. Più di 250 figuranti, tutti del paese, vestono i panni dei protagonisti della Passione, della morte e della Risurrezione di Gesù: gli umili e i potenti, i soldati e i discepoli, il Messia e i suoi carnefici mettono in scena una rappresentazione di teatro popolare incredibilmente suggestiva.

 

L’ascesa al Calvario parte da piazza Luceoli e termina a Sant’Ubaldo, dove le tre croci illuminate dalla fiaccolata vengono innalzate sulle note del Te Deum.

Un sudario cade dalla croce centrale vuota, a simboleggiare la Risurrezione di Cristo e il messaggio di pace e speranza che porta con sé, sancendo la fine dello spettacolo.

 

Un evento inscindibile dall’anima di Cantiano, vissuto con enorme partecipazione e orgoglio.

 

Non per nulla “Turba” significa popolo, che è il grande protagonista di tutta la giornata

Rievocazioni storiche Cantiano

Per fare in modo che tutti possano conoscere questo evento, durante tutto l’anno, è stato progettato il Museo della Turba, ospitato nei medesimi spazi del Museo Archeologico.

 

Qui potremo ripercorrerne l’evoluzione storica attraverso costumi di scena, documenti, oggetti e supporti audiovisivi. Alle origini, la Turba era una processione di flagellanti, nata sulla scia dei movimenti popolari di riforma religiosa partita dall’Umbria nel XIII secolo.

 

Poi, col passare dei secoli, si avvicina sempre più a quella odierna, perdendo alcuni connotati liturgici a favore di quelli narrativi e scenici, fino a renderla visivamente sbalorditiva come un colossal hollywoodiano.

 

Fondamentali, in epoca moderna, le modifiche apportate dal maestro elementare Dante Bianchi, di cui si conservano gelosamente gli appunti autografi del copione.

L'elegante forza del cavallo del Catria

Un grande evento dedicato all’animale simbolo di Cantiano

Sono animali coperti da un’aura di naturale eleganza, per le loro movenze, il loro incedere fiero e la lucentezza del manto.

 

Da sempre protagonisti di storie e leggende a fianco dell’uomo, con cui condividono fatiche ed eroiche gesta, i cavalli sono creature speciali, e con Cantiano hanno un legame profondo, essendo abituati a trottare in queste lande fin da epoche remote (ve ne sono tracce nei documenti da più di mille anni).

 

A Cantiano è divenuto celebre il “Cavallo del Catria”: si tratta di una razza la cui evoluzione è stata caratterizzata dall’incrocio con varie altre, come il maremmano o il “Croato”, favorito per gli spostamenti dai carbonai, che erano soliti servirsi di questi forti quadrupedi. Il Cavallo del Catria è così diventato un animale estremamente robusto, adatto alle fatiche del trasporto di ogni genere di soma per aiutare i suoi compagni umani, ma anche portato per istinto a guidare i visitatori alla scoperta delle meraviglie naturali che circondano Cantiano.

 

Una passeggiata equestre è un modo davvero magico per godere del ricco paesaggio locale. L’apice di questo rapporto privilegiato è nella più che trentennale Cantiano Fiera Cavalli

La “Mostra mercato del cavallo” a cui è abbinata la “Rassegna Cavallo del Catria” è un grande evento che si svolge ogni secondo fine settimana di ottobre e la domenica successiva al Centro Ippico “La Badia”.

 

Punto di riferimento del settore in Italia, dopo la prima giornata dedicata agli operatori specializzati c’è spazio per ogni fascia di pubblico.

 

Si susseguono esibizioni in cui gli animali e gli addestratori danno prova delle loro straordinarie capacità e del sodalizio che hanno saputo creare.

 

Particolare attenzione è riservata ai momenti ludici, per regalare un ricordo indelebile ai più piccoli.

 

Si viene così a creare un contesto che abbina aspetti culturali e di svago, un’occasione speciale per conoscere il territorio tra nitriti, odori campestri e i sapori della tradizione, come l’immancabile polenta alla carbonara di Chiaserna.

Cavalli del Catria - Cantiano

Cantiano fonte di prelibatezze

Le ricchezze di acqua e terra alla base dei prodotti enogastronomici

Abbiamo già avuto modo di scoprire come l’acqua sia un elemento da cui Cantiano trae grande ricchezza.

 

Le locali sorgenti di montagna, da cui fluisce un’acqua straordinariamente pura e genuina, sono uno degli ingredienti fondamentali anche per ottenere alcuni dei prodotti gastronomici tipici della zona.

 

Il Pane di Chiaserna, per esempio, non avrebbe lo stesso fragrante sapore, quella croccantezza invitante e duratura, se non fosse per l’uso dell’acqua che viene dal Monte Catria durante la lavorazione, effettuata secondo una ricetta tradizionale e severamente rispettata nei tre forni che lo producono, due dei quali situati nella località da cui questo prodotto prende il nome.

 

E che dire della Birra del Catria? L’inebriante bevanda, insignita del marchio “Birra Agricola Italiana”, è prodotta utilizzando per la maggior parte orzo coltivato in loco e acqua sorgiva, a cui il malto si mescola per ottenere un gusto esaltante. Sapori e tradizioni, binomio inscindibile a Cantiano, la cui terra non esaurisce mai i suoi doni prelibati.

Come una gemma preziosa, rubino degno di figurare nel diadema di una regina, dal visciolo che a Cantiano cresce spontaneo nasce la ciliegia selvatica che, conservata con sciroppo zuccherino secondo un metodo che risale all’inizio del Novecento, diventa la famosissima Amarena di Cantiano.

 

Una bontà raffinata e stuzzicante che ha conquistato tutta l’Italia, pur rimanendo strettamente ancorata alla produzione locale.

 

Campi, radure e prati nutrono della loro ricca sostanza gli animali al pascolo: bovini, equini e suini sono allevati allo stato semibrado nel benessere di questo territorio, e questo diventa uno dei segreti alla base delle carni e dei salumi pregiati che se ne ricavano.

 

Come un inesauribile forziere, il suolo di Cantiano, grazie alle sue caratteristiche climatiche e geologiche, si schiude per offrirci un altro, succulento tesoro: il tartufo, diamante della terra.

Amarena di Cantiano

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