Descrizione
Il Museo Archeologico tra preistoria, Romani e inaspettate sorprese
Scendendo nei sotterranei del Palazzo Della Rovere ci addentriamo in un viaggio che, attraverso pochi gradini, ci conduce indietro nel tempo di milioni di anni.
Nel piano interrato del Palazzo è stato allestito il Museo Archeologico del Territorio. Si tratta di un museo che ha lo scopo di raccontare l’evoluzione geografica, storica, e culturale della valle del Cesano, attraverso cinque sale espositive articolate su due piani, complete di pannelli illustrativi ricchi di immagini.
Il nostro viaggio inizia dalla più remota preistoria, quando gli ammoniti, molluschi antichissimi, popolavano l’oceano là dove milioni d’anni dopo sarebbe comparsa la terra.
Una terra dove avrebbero poi camminato animali inaspettati come il rinoceronte e il bisonte, di cui possiamo ammirare l’enorme teschio cornuto. Proseguendo, nelle teche iniziano a comparire gli inconfondibili segni della presenza dell’uomo.
Ne studiamo l’evoluzione attraverso reperti che ripercorrono le varie conquiste umane nella lavorazione dei materiali: agli oggetti in selce seguono quelli in rame, bronzo e ferro, tra fibule, bracciali, frammenti di armi e numerose anfore. Scendendo al piano inferiore entriamo in contatto con una fase cruciale della storia di San Lorenzo in Campo, ossia l’arrivo dei Romani, attestata all’inizio del III sec. a.C.
Tra i numerosissimi reperti, particolarmente affascinanti sono le tante statuette votive rappresentanti figure femminili, probabilmente legate al culto domestico. Di grande interesse è anche il cippo che allora segnava il confine tra i territori degli allora Pesaro e Suasa, la grande città romana a pochi passi da San Lorenzo. L’ultima sala è un ritorno alle origini del museo stesso.
Qui è infatti custodita la collezione allestita da Gello Giorgi, medico e monaco che ne creò il nucleo originario di questo museo. Durante i suoi viaggi Giorgi raccolse un insieme di oggetti molto eterogeneo per epoca e provenienza. Colpiscono in particolare i reperti che il monaco portò con sé dopo il soggiorno in Sierra Leone, dove fu a lungo missionario, che permettono di tuffarci nell’etnologia africana tramite particolarissimi manufatti.