Descrizione
Appena entrati, i gusci delle ammoniti, preistorici molluschi marini, ipnotizzano il nostro sguardo con la loro forma a spirale.
Come è possibile che questi animali siano stati ritrovati tra le rocce del Monte Nerone?
Siamo abituati ad immaginare la montagna come punto di riferimento immutabile, eppure nella scala delle epoche geologiche un monte è solo uno dei tanti stadi modellati dai lentissimi processi che sommuovono la terra.
Dove ora ci sono alte vette, milioni di anni fa c’era un mare tropicale, in cui le ammoniti e tantissime altre creature sguazzavano libere. Il Museo continua con reperti che ci guidano alla scoperta dell’evoluzione ambientale della zona del Nerone, con ossa e teschi di predatori come l’orso delle caverne, a fianco di ritrovamenti provenienti da tutto il mondo e delle curiose pietre septarie, rocce che illuminate dai raggi UV diventano fluorescenti.
Molto interessante anche la collezione di campane recuperate dalle pievi di Apecchio. La più antica risale al 1300, mentre sulla campana degli Ubaldini, del XVII secolo, possiamo notare il simbolo di Apecchio: un picchio sul dorso di una vacca. Leggenda vuole che i conti Ubaldini avessero fatto colare il loro oro per realizzarla e ottenere così un suono di dolcezza incomparabile.
La visita del Museo è resa chiara ed efficace dal gran numero di pannelli esplicativi, in italiano ed inglese, e da vari supporti multimediali e interattivi che aiutano a immergersi in tempi remoti, ad ascoltare le onde del mare là dove ora il vento spira tra le vette.