Fanum Fortunae, il Tempio della Fortuna. Un luogo misterioso come la volubile entità a cui fu dedicato, da cui Fano prese il nome e i cui resti ancora nasconde insieme alla leggendaria Basilica che Vitruvio proprio qui decise di innalzare.
Misteriose sono anche le maschere che popolano il Carnevale, volti celati e carri fantasmagorici che sfilano durante i giorni di una festa che a Fano affonda le sue radici più profonde.
Misterioso e affascinante è il mare prospiciente alla città, il cui ventre sconfinato nasconde ricchezze che i pescatori fanesi conoscono come pochi altri, loro che dai profondi abissi le hanno portate alla terra.
È misteriosa Fano, eppure oggi si lascia scoprire in tutta la sua bellezza, ora che è una città moderna e all’avanguardia, consapevole del suo patrimonio e sempre all’opera per valorizzarlo. Una città attenta alla qualità della vita dei suoi cittadini, con una particolare attenzione ai bambini per i quali da anni è attivo il progetto che l’ha resa la “Città delle Bambine e dei Bambini”, ricca di iniziative e infrastrutture realizzate per i piccoli cittadini.
Se si trascorre una giornata a Fano, si arriverà a sera stupiti di non sentir parlare latino chi ci circonda. La città è infatti una miniera con pochi eguali di testimonianze della romanità. Fano rappresentava il punto di arrivo nella zona adriatica della grande Via Flaminia, che sfociava nel centro storico collegandosi direttamente col Decumano Massimo attraverso l’Arco d’Augusto, oggi simbolo della città.
Fatto realizzare dall’Imperatore nel 9 d.C. come porta d’ingresso, compito che assolve tutt’oggi in tutta la sua solennità, contiguo ad esso è stato allestito il Museo della Via Flaminia, che con supporti digitali e virtuali permette di approfondire il patrimonio di eredità romana della città e di tutto il territorio dell’antica consolare Flaminia.
Dall’Arco si estende l’imponente cinta muraria, dove si trova anche la Porta della Mandria, apertura secondaria realizzata per un migliore scorrimento del traffico urbano.
La costruzione delle mura risponde alle prescrizioni tecniche fornite da Vitruvio nel suo trattato De architectura, dedicato ad Augusto e che ha reso il suo autore maestro indiscusso di questa disciplina.
L’impronta di Vitruvio su Fano è profonda e inorgoglisce la città, dove sorse l’unica opera che egli stesso dice di aver progettato e costruito, la Basilica di Fano andata purtroppo perduta. La ricerca di questa leggendaria struttura ha stimolato la fantasia di generazioni di archeologi.
Oggi nell’Area Archeologica sotto la chiesa di Sant’Agostino è possibile ammirare, riportate alla luce, imponenti strutture che sono state alternativamente attribuite proprio alla Basilica di Vitruvio o al Tempio della Fortuna che diede il nome alla città.
L’enorme campionario di ritrovamenti punteggia tutta Fano, dove ogni luogo è un potenziale scrigno di nuove scoperte. Varie sono le Aree Archeologiche accessibili nella città, tra cui spicca quella presso la Mediateca Montanari; da non perdere anche la Sezione Archeologica del Museo del Palazzo Malatestiano, ricca di reperti che testimoniano la storia del territorio sin dalla Preistoria.
La risacca del mare pulsa nel cuore della Fano marinara. La città è legata indissolubilmente all’Adriatico che maestoso la fronteggia.
Il Porto rappresenta il centro di questo legame con la sua attività commerciale e turistica, erede di un retaggio antico, che ancora si conserva in luoghi estranei allo scorrere del tempo.
Percorrendo la passeggiata del Lisippo che dalla spiaggia di Sassonia termina in direzione del porto turistico Marina dei Cesari con la riproduzione della statua dell’omonimo scultore greco, ritrovata in queste acque, si ha già un primo scorcio sull’unicità dell’ambiente portuale da un lato e sulla vastità del mare dall’altro.
Ma è camminando nel Molo dei Trabucchi, punteggiato dalle palafitte usate dai pescatori, o per “El Gugul”, il quartiere che di quei pescatori è il simbolo, che si prende il largo verso la storia marinara di Fano.
Questo luogo, che deve il nome a un particolare tipo di rete da pesca, è una via dove tutti si conoscono, dove ci si chiama e riconosce solo attraverso ironici soprannomi, pronunciati nel vernacolo criptico accessibile solo a chi da generazioni lo intende.
I pescatori che qui abitano e abitavano partivano per giornate intere a caccia di fauna ittica per sfamare loro stessi e le famiglie, vivendo avventure da Odissea che tempravano il corpo e lo spirito rendendoli nerboruti come cime da ormeggio.
Se si è fortunati si possono ancora sentire queste storie raccontate davanti ad un bicchiere di Moretta o lungo le darsene dalla viva voce di chi le ha vissute.
Oggi quella tradizione sopravvive in questi luoghi a contatto con il progresso che ha fatto il suo corso, modificando paesaggi e abitudini.
Le spiagge di Fano, che si presentano sia sabbiose che di sassi, sono sinonimo di eccellenza: Bandiere Blu e Verdi e le Vele di Legambiente certificano la qualità dell’acqua e della fruibilità delle spiagge di Fano nord, Torrette e Sassonia, organizzate a misura di bambino e con tanti altri spazi perfettamente attrezzati anche per gli amici a quattro zampe.
Il sistema bibliotecario di Fano si presenta bifronte, duplice nella sede come nella sua natura, seppur intimamente unito. Da un lato troviamo la Biblioteca Federiciana, fatta allestire dall’abate Domenico Federici quando nel 1681 da Venezia si trasferì a Fano, portando con sé la sua monumentale collezione di 12000 testi.
Lo spazio della Biblioteca fu ricavato dall’Oratorio della chiesa di San Pietro in Valle, adiacente al palazzo e tra le più belle chiese barocche marchigiane.
Tra le stanze della Federiciana la Sala dei Globi primeggia per la sua ricchezza. Lo spazio prende il nome dalle due sfere, una terrestre e una celeste, realizzate da Vincenzo Coronelli, storico geografo a cui il Federici le commissionò.
Le sfere sono circondate dalle alte scaffalature che ospitano parte della collezione originale federiciana, volumi rilegati alla francese sulle cui coste consunte si leggono titoli che abbracciano ogni campo del sapere, tutt’oggi fruibili per chi sfogliandone le pagine voglia scoprirne i segreti.
Alla Federiciana si accompagna la Mediateca Montanari, una biblioteca caratterizzata dall’innovatività degli spazi e dei servizi.
Oltre ai più classici servizi bibliotecari, la Memo è un polo di accoglienza e aggregazione cittadina, refrattaria a ogni preconcetto su chi può o dovrebbe fruire della cultura.
La Mediateca ha sviluppato, in linea con tutta Fano, una particolare attenzione ai bambini e ai genitori, creando spazi predisposti alla scoperta dei libri fin dai primissimi mesi di vita dell’infante e ancor prima, con la presenza di zone specificatamente attrezzate per le neo-mamme.
La Memo rimane legata a una continuità storica fisicamente percepibile nell’Area Archeologica presente al suo interno, dove si possono ammirare i resti dell’Augusteum, edificio di epoca romana preposto al culto dell’imperatore.
La storia della Fano rinascimentale è stata scritta sotto l’egida dei ricchi e potenti Malatesti, di cui la città conserva chiarissime tracce.
Tra queste abbiamo il Palazzo Malatestiano, la splendida residenza della signoria. Passando per l’atrio del Palazzo, che consente di abbracciarne dall’interno la bellezza architettonica, si accede al Museo Civico, articolato su due livelli.
Al primo troviamo la Sezione Archeologica, con una collezione ricchissima: tra anfore recuperate dai fondali marini e meravigliosi mosaici spicca l’imponente statua dell’imperatore Claudio, chiamata scherzosamente dai fanesi “el Maver”, che in dialetto designa chi ha poca voglia di lavorare, dal momento che l’opera non presenta più le braccia.
Salendo le scale ci si trova di fronte la statua della Fortuna, in bronzo, protettrice e simbolo della città, di cui una riproduzione campeggia sulla Fontana della Fortuna in Piazza XX Settembre.
Al piano superiore si accede alla Pinacoteca, che ospita importanti dipinti tra cui l’Annunciazione di Guido Reni e l’Angelo custode del Guercino.
Sempre qui possiamo trovare ben conservato un farsetto appartenuto a Pandolfo III, importante signore malatestiano la cui tomba, insieme a quelle di Paola Bianca Malatesti e Bonetto di Castelfranco, tutte riccamente scolpite, occupa la loggia da cui si accede all’ex chiesa di San Francesco.
È quest’ ultimo un luogo unico in quanto la struttura principale sopravvive priva del tetto, rendendola un monumento a cielo aperto dall’incredibile fascino.
Altra eredità malatestiana è l’omonima Rocca, che con la sua imponente e rigida struttura quadrangolare era un formidabile scudo per la difesa cittadina, inserita nel contesto delle mura malatestiane, più esterne rispetto alle antiche mura augustee.
Oggi la Rocca funge anche da contenitore di importanti eventi, che nella piazza interna trovano una cornice davvero suggestiva.
Stessa destinazione ha oggi il Bastione Sangallo, altro baluardo difensivo realizzato da Antonio da Sangallo il Giovane all’estremità sudorientale della cortina muraria, verso mare.
Altro importante luogo per la cultura cittadina è il Teatro della Fortuna, realizzato nel XIX secolo da Luigi Poletti a sostituzione dell’antico teatro omonimo eretto dal grande scenografo e scenotecnico Giacomo Torelli.
Il Teatro ospita nei suoi eleganti spazi un ricchissimo cartellone di lirica e prosa, messo in scena nel palco che si scopre una volta sollevato lo splendido sipario raffigurante l’ingresso dell’Imperatore Augusto nell’antica Fanum Fortunae.
A Fano il Carnevale è più di una semplice festa, è un evento culturale con cui si identifica la città. Questo perché Fano vanta il Carnevale più antico d’Italia, documentato da un manoscritto datato 1347 ancora conservato.
Da quell’epoca il Carnevale è stato puntualmente celebrato; un comitato organizzativo con passione si occupa ogni anno di allestire l’evento con l’ausilio dei maestri dell’antica arte della cartapesta che preparano le gigantesche strutture mobili, sempre nuove per soggetti e temi. I carri sfilano per le strade di Fano stipate di folla stupefatta, i bambini mascherati ridono e raccolgono la pioggia di dolciumi lanciati durante il Getto: quasi duecento quintali di cioccolatini “seminati” dalla cima dei carri, gesto simbolicamente legato alla semina contadina come auspicio di prosperità, che rendono quello di Fano anche il Carnevale più dolce d’Italia.
Tra la processione dei carri spicca quello del “Vulòn”, icona carnascialesca fanese che ricorda i famigerati banditori napoleonici, poi divenuta maschera dello spaccone borioso, che termina la sua sfilata il giorno di Martedì Grasso tra le fiamme, per portare via con sé l’inverno.
La sfilata viene accompagnata da una banda folkloristica di Musica Arabita (“arrabbiata” in dialetto) che suona gli strumenti più bizzarri come campanacci, caffettiere, ombrelli e quant’altro di improvvisato.
Fano offre tanti altri eventi d’eccellenza: al Festival Fano Jazz By The Sea artisti di fama internazionale sciolgono orecchie e cuori con le loro blue notes; durante Passaggi Festival, dedicato alla saggistica,
Fano diventa uno spazio dove gli eventi culturali si susseguono all’insegna dell’arricchimento e del confronto; a luglio infine si svolge la Fano dei Cesari, durante la quale per un’intera settimana la città rievoca i fasti dell’antica Roma con rappresentazioni in costume, gare di bighe e tanto altro.
I piatti tipici della cucina fanese sono arrivati nelle tavole delle case e dei ristoranti percorrendo lunghe rotte direttamente dalle barche dei pescatori. Il legame che stringe Fano con la pesca infatti è visibile meglio che in ogni altro luogo proprio nella cucina.
Ogni buon marinaio doveva saper essere anche cuoco, in grado di arrangiarsi nei lunghi giorni passati al largo. Il piatto tipico con cui si identifica Fano è proprio quel Brodetto con cui i pescatori si ristoravano dalle fatiche del lavoro. Questa zuppa di pesci “poveri”, che si differenzia dalle altre varietà diffuse nelle Marche per l’uso della conserva e dell’aceto, è col tempo diventato un piatto ricercato, protagonista dell’annuale Festival Internazionale del Brodetto e delle Zuppe di Pesce, un evento finalizzato a valorizzare l’intero comparto della pesca.
La tradizione marinara ha fatto sì che nascesse anche il PesceAzzurro, ristorante poi divenuto catena che affonda le sue origini nella convivialità con cui i pescatori condividevano il pesce con le famiglie fanesi. Appena issate le reti i frutti della pesca, dai sardoncini scottadito alle vongole alla “pureta”, dal brodetto alle Carri del Carnevale di Fano Moretta fanese Brodetto alla fanese dello chef Marco Vegliò dedicato alla saggistica,
Fano diventa uno spazio dove gli eventi culturali si susseguono all’insegna dell’arricchimento e del confronto; a luglio infine si svolge la Fano dei Cesari, durante la quale per un’intera settimana la città rievoca i fasti dell’antica Roma con rappresentazioni in costume, gare di bighe e tanto altro. grigliate di pesce azzurro cotte sul “fugon”, venivano preparati e gustati con ancora il sapore di mare addosso.
Nacque così ad opera di una cooperativa di pescatori questo ristorante che ricrea il clima festoso di allora con la possibilità di gustare pesce fresco di alta qualità a prezzi modici. Dopo tanto mangiare, i pescatori abbisognavano di qualcosa con cui concludere il pasto e che soprattutto li rinfrancasse in vista delle lunghe notti insonni passate a sondare i fondali marini.
Da qui, e dalla necessità di non sprecare nessun fondo di bottiglia, fu creata quella che oggi è la Moretta, un caffè corretto con una miscela di liquore a base di anice, rum e brandy. Il risultato è invitante già dall’aspetto con i tre strati di liquore, caffè e crema che formano un tricolore che preannuncia un sapore dolce ma forte. Sorseggiandola ad occhi chiusi, si può immaginare l’incresparsi del mare che scuote la chiglia delle navi dove fu creata.
A caratterizzare l’offerta enogastronomica della città non ci sono solo i prodotti del mare, ma anche quelli della terra come il Bianchello del Metauro e l’olio DOP Cartoceto, che provengono dalla magnifica vallata del Metauro, a cui Fano è intimamente legata come sua naturale sbocco a mare.
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