Descrizione
A Carpegna, il tempo pare arrestarsi, intrecciandosi in maniera indissolubile con le vicende della nobile casata che ne porta il nome: i Conti, divenuti col tempo Principi di Carpegna Falconieri. Signori di lunga data di queste terre, hanno impresso un segno indelebile, non solo erigendo un palazzo imponente ma anche creando un’eredità culturale che persiste attraverso i secoli.
L’architettura del Palazzo dei Principi racconta storie di cielo e di terra, intrecciando l’umano con il divino, e diffondendo un’aura di pace e serenità. Voluto dal cardinale Gaspare di Carpegna e progettato nel 1675 da G. Antonio De Rossi, architetto che portò un respiro di Roma nel cuore delle Marche, il palazzo è un connubio tra la solidità del Medioevo e l’eleganza del Rinascimento.
Le sue mura, costruite con l’arenaria estratta dalle colline circostanti, si ergono come sentinelle di una storia illustre e di una vitalità che ancora oggi si percepisce nei suoi saloni e nei suoi corridoi. Questo palazzo, custode del passato, troneggia nel cuore dell’abitato di Carpegna, affacciandosi sulla Piazza Conti dominando l’orizzonte e il cuore di chi passa. Esso si estende su una superficie di 6000 metri quadrati e conta un centinaio di stanze, distribuite su quattro piani ricchi di storia.
Al piano terra si trovano gli ambienti di servizio come la cucina, dove spiccano i grandi forni a legna e le vasche alimentate da acqua sorgiva, e le scuderie. Il primo piano è caratterizzato dall’ampio e solenne atrio, ove pilastri maestosi sono a guardia dei due ingressi principali: uno si apre attraverso lo scalone monumentale che domina la facciata principale, l’altro, situato sul lato del giardino – un’oasi che accoglie alberi secolari, una fontana scenografica e una torre cisterna-colombaia –, che una volta portava direttamente alle scuderie del palazzo. All’interno di questo piano si trova anche una piccola cappella privata, che conserva le suppellettili originali, opere pittoriche e circa 1600 reliquie di santi, un tempo raccolte personalmente dal cardinale Gaspare.
Lungo lo scalone d’onore, il sommo poeta Dante fa da cicerone, con i suoi versi che tessono una trama di nobiltà e di coraggio, un filo che conduce alla sala del trono, dove l’arazzo narrante lo stemma del cardinal Gaspare troneggia come una promessa di eternità. Le stanze, segrete nella loro bellezza e sapienza, custodiscono gelosamente il patrimonio di conoscenza della famiglia, mentre i sotterranei, un tempo scuderie, nascondono storie di guerre e di liberazione. Durante la seconda guerra mondiale, il palazzo divenne arca di salvezza per capolavori d’arte inenarrabili, un rifugio contro la furia dei bombardamenti, sotto la guida sapiente di Pasquale Rotondi, un eroe di tempi bui. Furono protagoniste di questo salvataggio anche la Rocca Ubadinesca di Sassocorvaro Auditore e il Palazzo Ducale di Urbino.